Smartphone e social: Una nuova forma di Abbandono Genitoriale, Digitale e Silenzioso?

Introduzione: L’Allarme dei Pediatri e i Danni Visibili
L’allarme lanciato dalla Società Italiana di Pediatria, ripreso da Il Sole 24 Ore (e molte altre testate), non lascia spazio a interpretazioni: l’uso precoce e smodato di smartphone e social media sta danneggiando i nostri figli in modi misurabili e scientificamente provati. Le raccomandazioni sono nette – niente smartphone prima dei 13 anni e social vietati ai minori di 18 – e si fondano su un corpus di evidenze che ogni genitore ed educatore dovrebbe conoscere. I rischi diretti sono ormai documentati:
Sviluppo Cognitivo e Neurologico: L’esposizione eccessiva agli schermi è associata a evidenti ritardi nel linguaggio e a un calo della capacità di attenzione. Studi di neuroimaging confermano che può interferire con il normale sviluppo delle aree cerebrali deputate alla comprensione e alla concentrazione.
Salute Fisica: La sedentarietà imposta dai dispositivi digitali è una delle cause principali dell’aumento del rischio di sovrappeso e obesità (+67% per chi passa più di due ore al giorno davanti a uno schermo). A questo si aggiungono problemi alla vista, come affaticamento e miopia precoce.
Benessere Psicologico: L’abuso di social media negli adolescenti è direttamente collegato a un aumento di ansia, isolamento e bassa autostima. La ricerca di approvazione digitale e il confronto costante con modelli irrealistici minano l’equilibrio emotivo.
Cyberbullismo: Il mondo digitale espone i giovani a nuove forme di violenza. Il rischio di diventare vittime di bullismo online aumenta del 26% nella fascia 10-13 anni, e le conseguenze possono essere devastanti, con un rischio tre volte maggiore di sviluppare pensieri suicidi.
Esposizione a Contenuti Inadeguati: Senza filtri efficaci, i ragazzi sono esposti a contenuti violenti o sessualmente espliciti che possono generare aggressività, disagio e una percezione distorta della realtà.
Una riflessione sulle occasioni mancate
Vorrei aggiungere, da insegnante, un commento e una riflessione, poiché avverto intensamente questo problema ogni giorno e, anno dopo anno, ci ritroviamo alunni sempre più carenti in capacità basilari, dalla logica, alla comprensione del testo, finanche nella manualità.
Se i pediatri hanno giustamente evidenziato quali sono i danni e le conseguenze dell’abuso di smartphone e social, esiste un universo di conseguenze indirette, più subdole ma altrettanto devastanti, che riguardano le occasioni mancate. Il tempo trascorso davanti a uno schermo è tempo sottratto ad esperienze fondamentali per una crescita sana.
Innanzitutto, si perde l’opportunità di sperimentare la noia. Quella sensazione di vuoto, oggi demonizzata e rifuggita, è in realtà un potentissimo motore per la creatività, la riflessione e il gioco. Un bambino che non sa come occupare il suo tempo è un bambino che si ingegna: costruisce un’astronave con le costruzioni, inventa una storia, esplora il giardino. Al contrario, un bambino costantemente intrattenuto da stimoli digitali diventa un fruitore passivo, incapace di generare idee proprie e intollerante a qualsiasi forma di attesa o frustrazione quando si interrompe questo flusso multimediale.
In secondo luogo, si perdono i momenti di dialogo e confronto con i genitori. Se i figli si isolano, e anche gli adulti hanno lo sguardo fisso sul proprio smartphone, i momenti di silenzio condiviso rappresentano un’occasione mancata di rafforzamento emotivo, di educazione sentimentale attraverso l’esempio, il gioco e il confronto. Un figlio che non impara a decodificare le proprie emozioni attraverso il dialogo con un genitore diventerà un adulto emotivamente fragile, facile preda di surrogati superficiali come gli influencer. Questa carenza di interazione e di stimoli “analogici” ha un impatto diretto sulle competenze di base.
Mi sono accorto con stupore e dispiacere che la maggior parte dei miei alunni attuali non ha mai letto un fumetto – neanche un Topolino! – in vita sua. Addirittura non sanno come si legge un fumetto né la sua struttura. Ricordando quanto io li ho amati da bambino e da ragazzo non posso che dispiacermi. Non è solo un dispiacere personale: non leggere testi semplici, nemmeno un fumetto, che comunque racconta una storia, con un intreccio, una struttura narrativa logica, ecc. porta a una carenza drammatica nella comprensione e nella capacità di seguire istruzioni. E’ facile poi pensare a cosa si sostituisce alla lettura: quel flow ininterrotto, inconsistente, infruttuoso di notifiche, video divertenti e vacui e altri contenuti che scorrono sullo smartphone.
Un ulteriore aspetto critico è la mancanza di sonno causata dall’uso serale dei dispositivi digitali. La luce blu degli schermi, l’iperstimolazione mentale e l’ora del sonno sempre più tarda, impediscono un riposo adeguato, lasciando gli alunni perennemente stanchi al mattino. Questa stanchezza cronica si traduce in una difficoltà evidente a seguire le lezioni, con un impatto negativo sul rendimento scolastico e sulla capacità di apprendimento.
L’Abbandono digitale silenzioso
Alla luce di tutto ciò, non posso che pormi una domanda: stiamo assistendo a una nuova forma di abbandono genitoriale? Una trascuratezza non evidente, silenziosa, apparentemente innocua, che però svuota la relazione genitore-figlio proprio per via della tecnologia che risucchia e assorbe chi invece deve vivere esperienze di crescita? Anche se non è un abbandono fisico, forse è un altrettanto grave abbandono relazionale, emotivo e pedagogico.
I giovani spettatori cambiano e i media si adeguano
Volete un’ulteriore prova che nei giovani e giovanissimi vi sia la frammentazione della conoscenza, l’incapacità di concentrarsi per più di qualche secondo, di comprendere significati complessi? E’ presto detto: guardate i nuovi cartoni animati concepiti per questo nuovo pubblico (ad esempio i Teen Titans). Sono costituiti da una serie di mini-sketch e mini-colpi di scena che si ripetono ogni pochi secondi, con colori sgargianti, suoni ed esclamazioni che attirano l’attenzione. E i remake dei film? Divertente e allarmante il video di questo Youtuber sull’instupidimento dei film, spiegato citando un articolo del The New Yorker in cui si definisce “New Literalism” questa nuova tendenza. Il “Nuovo Letteralismo” consiste, secondo l’autore Serpell nella tendenza, presente nei film contemporanei, di rendere tutto esplicito, spiegato, dichiarato: il significato, la metafora, il simbolismo, la psicologia dei personaggi. Invece di lasciare spazio all’interpretazione, i film dicono a parole ciò che le immagini potrebbero suggerire e lasciare intendere allo spettatore disposto ad una riflessione di qualche secondo. Invece no: si enfatizzano continuamente messaggi e temi; si inseriscono dialoghi o voice over che “traducono” il sottotesto per lo spettatore. Tutto volto ad accompagnare uno spettatore che va guidato passo passo, come se non fosse più in grado di cogliere da solo rimandi, analogie, impliciti.
Conclusione
Le raccomandazioni dei pediatri sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare, ma cosa possiamo fare? E’ la Scuola, a mio parere, l’istituzione che deve fare resistenza, che deve attivare iniziative per formare e informare le famiglie sul pericolo non solo dello smartphone in sé, ma sul vuoto relazionale che esso crea. La vera sfida per la nostra generazione di genitori ed educatori non è demonizzare la tecnologia, ma reclamare il nostro ruolo, riscoprendo il valore insostituibile del tempo condiviso, del dialogo e persino (soprattutto?) della noia.
Per il resto, come Recalcati insegna, facciamoci modello di persone appassionate e capaci di appassionare; che sia poi la lettura, l’arte e od ogni altra forma di curiosità e studio che implichi uno sforzo attivo e ripagante poco.
Solo così potremo contrastare questa silenziosa forma di abbandono e crescere individui completi, resilienti e capaci di pensare con la propria testa.